L’arte culinaria si fonda su segreti e fasi da calibrare nella costruzione di complessità aromatiche che, come alchimia, si rivelano man mano alle papille gustative, di strato in strato. Al cospetto di piatti disegnati per mostrarsi gourmet e tradizionali, l’atto del mangiare è di conseguenza un’arte da assolvere con rispetto, dedizione e calma.
Alcuni segreti vanno meditati!
Le ricette di Vincenzo Pinto ricordano la poetica di “Palermo è una cipolla”, libro capolavoro di Roberto Alajmo. Vanno sfogliate pigramente e comprese, come la contraddittoria cultura palermitana. Vincenzo ha fatto una scelta significativa: aprire il ristorante esclusivamente a cena per poter dedicare l’intera giornata alla selezione di ingredienti freschi e alla lunga preparazione degli stessi.
La cucina di Vincenzo Pinto promette di non compromettere l’autenticità dei sapori, a costo di dover rinunciare talvolta a qualche ingrediente sostituendolo con un altro perché… a volte il mare s’indispettisce e mura i pescherecci nel porto. Talvolta il cielo s’infuria con la terra scagliando temporali che distruggono i raccolti. La Natura ha i suoi alti e bassi e noi dobbiamo adeguarci.
Lo chef Pinto, scegliendo di proporre dei piatti preparati al momento, ha deciso di affrontare giorno per giorno la difficoltà di trovare i migliori ingredienti. Onestà e trasparenza. Mentre Vincenzo e la sua brigata scolpiscono e dipingono i loro capolavori degustativi, voi dovete riscoprire il convivio come occasione di dialogo, condivisione di tempo e pensieri preziosi.
La ristorazione è stata ridotta a un’industria. Con la scusa che il mondo corre, i piatti sono serviti in pochi minuti con l’obiettivo di liberare il tavolo e far posto a nuovi clienti. Da A’ Cuncuma no! Il tavolo è sacro, il tempo è vostro. Qui dovete staccare la spina e possibilmente posare tablet e smartphone. Guardatevi negli occhi e tornate ad assaporare la natura con calma.